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Esposto del Presidente del Patronato Forense a tutela della funzione difensiva Riduci

On Consiglio Giudiziario per il Distretto di Roma

 Il sottoscritto avv Federico Bucci, del Foro di Roma, in proprio e quale Presidente del Patronato Forense, segnala che il giorno 28 aprile u.s. la Camera Penale di Roma diffondeva un comunicato relativo a quanto accaduto, in data non precisata nel comunicato stesso (ma poi individuata nel giorno 21 aprile precedente), nell’aula di udienza del G.U.P. Dr Giovanni de Donato del Tribunale Ordinario di Roma.

Nel comunicato si legge che il detto magistrato, all’annuncio del difensore di un imputato, avv Renato Borzone, di voler discutere una questione processuale e di costituzionalità, che viene definita “complessa”, avrebbe “concesso non più di cinque minuti”, mentre nell’articolo apparso sul Corriere della Sera-Cronaca di Roma (pag 7) si riporta l’affermazione a del magistrato stesso che avrebbe ricevuto dal difensore la richiesta di consentire una illustrazione di venti minuti, ma senza che in quel contesto giornalistico il medesimo magistrato negasse espressamente il tanto più riduttivo dato di cinque minuti, precisamente riferito nel ridetto comunicato della Camera Penale.
Nel comunicato stesso si precisa altresì che l’atteggiamento del magistrato in quel momento sarebbe stato come di chi risponde al difensore  “con modi scostanti  e con fare infastidito che non avrebbe concesso alla difesa più di cinque minuti per la illustrazione della questione”.
Al riguardo quanto -come sopra- comunicato come accaduto impone una presa di posizione di Codesto On Consiglio Giudiziario, dovendosi contestare l’impedimento ad una esaustiva e coscienziosa illustrazione preannunciata dal difensore (che, quanto meno, nella previsione oraria è ovviamente l’unico titolato ad indicarla, salva una considerazione di prolissità svolgibile soltanto in seguito dal magistrato), tenuto conto che lo stesso difensore -pur caricato dal sacrale mandato difensivo- si è ritenuto costretto a rinunciare al mandato.   Eloquentemente consonante con tale difensore è stata la ulteriore comunicazione di rinuncia al mandato da parte del co-difensore.
Della negatività già implicita nella inaccettabile riduttività del tempo “concesso” sarebbero ulteriori connotazioni sia il riferito atteggiamento del magistrato non soltanto sociologicamente apprezzabile, ma giuridicamente  rilevante, sia lo sbalorditivo commento dello stesso -per come riferito nel menzionato testo giornalistico- di “rissosità” riferita evidentemente alla conseguente rinuncia del patrono alla compromissione del diritto di difesa da quest’ultimo percepita, con gesto che si inscrive esattamente nei principi cogenti (ex lege) di dignità e decoro che debbono informare l’attività forense. 
Infine, la diffusione nel Foro di quanto accaduto ha indotto la diffusa stigmatizzazione tra i professionisti forensi anche della ulteriore circostanza della disposizione del ridetto magistrato di trasmissione della copia del verbale alla Procura della Repubblica dopo la rinuncia dei difensori per il preteso abbandono della difeso, che però è concetto del tutto diverso dalla affermata (dal difensore) impossibilità di svolgere il mandato, per i limiti assurdamente impostigli.
Proprio la vivace reazione del Foro suggerisce la considerazione della difficoltà del futuro svolgimento del magistero del ridetto Dr De Donato nell’ambiente giudiziario romano, almeno in ambito penalistico.
L’alta considerazione per Codesto On Consiglio Giudiziario consente al sottoscritto di confidare con assolutezza nella valutazione sull’accaduto e conseguente presa di posizione, esimendo lo stesso sottoscritto dall’avanzare la richiesta di essere informato dell’esito della presente, diffusa peraltro tra gli usuali destinatari dei messaggi del Patronato Forense.
Roma 5 maggio 2009                                                                                                       Federico Bucci
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Iniziativa del Patronato Forense a tutela della sacralità della funzione difensiva Riduci
29.04.09.  Il giorno 28 aprile 2009 la Camera Penale di Roma ha opportunamente diffuso un comunicato, che di seguito accompagniamo, per rendere noto quanto di nefasto accaduto al Collega Renato Borzone (indimenticabile Presidente della Camera Penale e Segretario dell’Unione delle Camere Penali Italiane) ed al suo Co-difensore.
L’Avvocato Borzone ha riferito che, nel corso di una udienza preliminare, preannunciando egli di voler illustrare oralmente una complessa questione processuale e di costituzionalità, si è sentito “concedere” dal G.U.P. soltanto cinque minuti, sicché, allibito -evidentemente non potendo svolgere assurdamente, in tal modo, il proprio delicato ministero difensivo- era costretto a rinunciare al mandato per impossibilità di adempierlo e così era costretto a fare anche il Co-difensore.
L’assenza all’accaduto da parte di chi scrive non ha consentito di cogliere de visu l’atteggiamento fattuale del G.U.P. che -nel comunicato della Camera Penale- viene espressamente definito come chi risponde “con modi scostanti e con fare infastidito che non avrebbe concesso alla difesa più di cinque minuti per la illustrazione della questione, che sarebbe anche stata verbalizzata su richiesta della difesa”.
Indipendentemente dall’atteggiamento del Giudice che viene così riferito (atteggiamento che connoterebbe una negatività non soltanto sociologicamente apprezzabile, ma giuridicamente  rilevante e soltanto “ulteriore” rispetto alla principale, inammissibile compromissione del diritto di difesa), risalta l’occasione della puntuale reazione dei due Avvocati alla detta compressione “neutra” del diritto del difesa (indipendentemente dall’atteggiamento espressivo in concreto del Giudice), diritto che deve essere in ogni sede rivendicato come scevro di ogni condizionamento della sua pienezza e libertà, rivendicazione che costituisce il deontologico adempimento di un dovere assoluto che deve informare l’onorevole attività forense.
La riferita trasmissione -disposta G.U.P.- del verbale dell’udienza alla Procura della Repubblica per l’esame del comportamento degli Avvocati rinuncianti al mandato, costituisce soltanto un aggravamento del comportamento del Giudice.
L’iniziativa del valoroso Collega Borzone di investire con immediatezza i vertici degli Uffici Giudiziari romani e gli organi titolari dell’azione disciplinare per la adozione delle necessarie iniziative, merita assoluta adesione, non dettata da sterile corporativismo, ma additata quale esempio di rivendicazione della dignità e decoro, indispensabili nel compimento, in coscienza e libertà, del sacro ministero difensivo.
L’iniziativa della Camera Penale di investire dell’inammissibile accadimento il Consiglio Giudiziario merita assoluta approvazione ed il Patronato Forense si onorerà di svolgere analoga azione, a tutela istituzionale sia dell’esercizio professionale dell’Avvocato, sia dei diritti alla difesa dei cittadini che agli Avvocati si affidano con fiducia.
Federico Bucci
Segue:  il Comunicato del 28 aprile 2009 della Camera Penale di Roma
       UNA GRAVE, INAMMISSIBILE VIOLAZIONE DEL DIRITTO DI DIFESA: IL G.U.P DE DONATO “CONCEDE” SOLO CINQUE MINUTI AL DIFENSORE PER ILLUSTRARE UNA COMPLESSA QUESTIONE PROCESSUALE E DI COSTITUZIONALITA’, IL DIFENSORE RINUNZIA AL MANDATO PER IMPOSSIBILITA’ DI ADEMPIERLO, E IL GUP LO DENUNZIA PER ABBANDONO DEL DIRITTO DI DIFESA!
SOLIDARIETA’ AL COLLEGA RENATO BORZONE: IL DOCUMENTO DELLA C.P.R.
 
Il Consiglio Direttivo della CPR nell’esprimere all'Avv. Renato Borzone la più incondizionata solidarietà per il grave episodio occorsogli nello svolgimento del suo mandato difensivo, denuncia una inaccettabile violazione del diritto di difesa da parte del Giudice per l’Udienza Preliminare di Roma, Dott. De Donato.
Accade infatti che, preannunziata dal difensore una delicata e complessa questione processuale ed una connessa questione di legittimità costituzionale in apertura di una udienza preliminare dinanzi al Gup Dr. De Donato, questi abbia, con modi scostanti e con fare infastidito, risposto che non avrebbe concesso alla difesa più di cinque minuti per la illustrazione.
Tale decisione, adottata dunque dal Giudice prima ancora che il difensore iniziasse la illustrazione della questione, verbalizzata su richiesta della difesa, costringeva l’avv. Borzone ed il suo co-difensore a rimettere il mandato per la constatata impossibilità di espletarlo con pienezza e libertà.
Il Giudice, nominato un difensore di ufficio che chiedeva termini a difesa, nel rinviare il processo ordinava la trasmissione degli atti, tra l’altro, alla Procura della Repubblica di Roma per verificare la commissione di reati da parte dell’Avv. Borzone rilevando “l’illegittimo abbandono della difesa” ed il provocato rinvio dell’udienza tale da determinare “una dispersione dell’attività giurisdizionale che si è riflettuta anche sugli impegni professionali delle altre parti tra cui il difensore dell’altro imputato e i difensori di tre parti civili” .
 Quello tenuto dal GUP De Donato è, con tutta evidenza, un comportamento non solo processualmente illegittimo e grossolanamente violativo del diritto di difesa, ma anche oggettivamente intimidatorio nei confronti di chi ha solo avuto il merito di svolgere il proprio mandato difensivo con impegno, dedizione e accurata professionalità.
Il codice di rito facoltizza infatti il Giudice ad intervenire su modi e tempi della discussione solo mentre essa, svolgendosi, si traduca in inutili divagazioni su questioni non conferenti, estranee al tema della decisione o inutilmente ripetitive; mentre la indicazione preventiva di un limite temporale, peraltro iugulatorio ed arbitrario (cinque minuti!!), alla esposizione di una seria e complessa questione processuale e di costituzionalità, ha il senso inequivoco di uno iattante disprezzo per la funzione ed il ruolo del difensore.
E’ tempo di porre fine a questo purtroppo ricorrente diffondersi di atteggiamenti gratuitamente irriguardosi ed aggressivi nei confronti dei difensori, e bene ha fatto l’Avv. Borzone ad investire con immediatezza i vertici degli Uffici Giudiziari romani e gli organi titolari dell’azione disciplinare per la adozione delle necessarie iniziative.
La Camera Penale di Roma, a sua volta, segnalerà immediatamente l’accaduto al Consiglio Giudiziario perchè adotti provvedimenti di propria competenza; esprime vivo apprezzamento per la iniziativa ferma assunta dall’Avv. Renato Borzone a difesa non solo della propria dignità, ma di quella di tutti gli avvocati, ed invita i propri iscritti a segnalare senza indugio in sede l’eventuale ripetersi di atteggiamenti e comportamenti irrispettosi della dignità e della funzione del difensore nel processo penale.

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